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A STAGGIA SENESE ABBIAMO UN PROGETTO IN CUI CREDERE
Ogni mattina io e i miei bambini impariamo tante cose

Guardo il calendario e scopro che è già passato un anno da quando mi sono resa conto che a Staggia Senese la classe sarebbe partita davvero! C'erano finalmente quattro iscritti, quattro bambini per la prima elementare (poi sono diventati otto), per la MIA prima elementare e allora tutto quello che mi era sembrato fino a quel momento un bellissimo progetto, cominciava a prendere forma, ad avere un nome... anzi quattro nomi (e quattro cognomi).
C'erano quattro bambini, una maestra, una stanza... un bambino in più del minimo per partire, mi sentivo fortunata. Quattro creaturine affidate alle mie mani, alle mie cure, alle cure della maestra Samantha. Avevo parlato personalmente con ognuno di quei genitori, e avevo letto nei loro occhi l'urgenza di una classe come noi la stavamo sognando; parlavamo la stessa lingua, volevamo le stesse cose, e ci rendevamo conto che non eravamo compresi. Molte altre persone, a volte i nostri stessi familiari non ci comprendevano.

ACCADEVA UNA COSA STRANA
Con tanta altra gente avevamo avuto colloqui, confronti, chiacchierate interminabili, dove ognuno di loro mi riportava l'urgenza di una classe che non c'era, che non c'era ancora, ma che noi volevamo far esistere a qualunque costo, perché convinti del bene che poteva scaturire da essa, come l'unico punto fermo, l'unica certezza che accomunava tutti. Queste persone che alla fine non aderivano al progetto pur comprendendone la bellezza avevano una cosa in comune. Avevano un sentimento chiamato paura. La paura che limita, paralizza e non permette di seguire neanche quello che si sa, sia la cosa giusta. E di paura ce n'era tanta; si respirava, si sentiva era compagna di tanti discorsi. Ma oltre alla paura esiste anche il coraggio, anche se non tutti sono capaci di abbracciarlo. Molti non l'hanno fatto, si sono di nuovo accontentati di stare nelle mani della cosiddetta “normalità” nelle mani di una società, di una struttura già funzionante, che promette educazione, ma non educa, che promette tranquillità, ma dona ansie, che promette ali, ma mette solo catene.
Alla fine dell'anno scorso però, finalmente uno spiraglio di quel coraggio, di quella fiducia della quale avevamo bisogno per partire, i genitori di quei quattro bambini iscritti che poi nei giorni, nei mesi, sono diventati cinque, sei, sette... in estate erano otto iscritti; i banchi, le seggioline, nella classe, erano pronti, stavano solo aspettando gli alunni e nella mia mente, vedevo ognuno di loro come presente, ogni volta che entravo in quella classe, ogni volta che leggevo un programma o che sceglievo un libro, pensavo a loro, a loro che ancora non conoscevo, a loro che già davano la spinta a quello spiraglio di coraggio per far sì che diventasse  ancora più forte.

CINQUE MESI SONO VOLATI
Oggi sono già cinque mesi che per cinque giorni alla settimana ogni mattina quella classe fatta da genitori, non da istituzioni calate dall'alto, quella istruzione parentale che era solo un sogno, quella classe che non c'era, ora c'è e si anima di voci, canti, parole, sorrisi, preghiere... è viva, è vera, motivo di orgoglio, per tutti noi che ci abbiamo creduto per quei genitori che hanno dato un calcio alla paura, oppure l'hanno solo un po' ignorata, per noi insegnanti che della paura facciamo un'amica per far sì che l'amore sia sempre l'unico motivo, l'unico progetto da seguire, perché quei quattro bambini iniziali, adesso, sono diventati molti di più. E per la prima elementare dell'anno prossimo abbiamo già cinque bambini iscritti. Sono certa che questo progetto non sia nostro e che se continueremo ad affidarci e a farci guidare da Colui che tutto può, ci condurrà a cose grandi.

NOI CI ABBIAMO CREDUTO
Infine voglio dire che il coraggio non consiste nel non aver paura, ma nel far sì che questa paura non ti impedisca di andare avanti in quello in cui credi. Noi ci abbiamo creduto, io ci ho creduto e ci credo ancora e ancora... ringrazio Dio ogni giorno per questa opportunità che mi è stata data, quella di dimostrare a me stessa che davvero può esistere un modo di mettere il bambino al centro di tutto. Questo è il vero insegnamento, quello che non mi era mai stato dato modo di praticare, quello che si è perso per strada da quando i bisogni di noi adulti e tutti quei meccanismi mentali che ci discostano dal mondo del bambino che ha tutto il diritto di vivere anche lo studio con spensieratezza, hanno preso il posto dei veri bisogni dei più piccoli.
I bambini hanno diritto di sentirsi amati, in classe come in famiglia, hanno diritto di imparare senza dover per forza lasciare improvvisamente il mondo dell'infanzia che deve durare il più possibile e questa è nostra responsabilità. Ogni mattina io e i miei bambini impariamo tante cose, loro diventano sempre più autonomi sapendo che se allungano la mano io sono lì e io ritorno ogni giorno più bambina sapendo che se mi giro troverò sempre il loro sorriso. Voglio insegnare loro anche a costruire ricordi... possibilmente bei ricordi. Per me saranno sicuramente momenti indimenticabili.

Samantha
Mamma e maestra
Fonte: Blog di Costanza Miriano, 11/03/2016